La temperatura a bordo, nell'ora del risveglio, segna circa 9°, ma ci pensa Webasto, in poco tempo, a darmi la temperatura giusta. Stamane comincio a sentirmi meglio, giusto in tempo per un programma interamente dedicato al deserto; in mattinata P., con l'aiuto di un nomade esperto di piste, tale Salem, mi condurrà in un villaggio sperduto dove BnD ha chiuso un progetto consistente nel dotare una scuola di pannelli fotovoltaici.
A seguire, M&D mi condurranno a fare un giro dietro alle dune con il loro Transporter 4x4. Prima di partire provo a caricare sul blog il post di ieri, per la prima volta dotato di foto alleggerite tramite l'utilizzo di un programma inviatomi dal mio consulente on line in materia, ma la linea va e viene e l'operazione diventa impossibile.
All'ora stabilita arriva P., poco dopo siamo raggiunti da S.. Intanto noto che il pneumatico della ruota posteriore lato guida dell'auto BnD è un po' giù, pertanto, prima di inoltrarci sulle piste, ci rechiamo alla stazione di servizio Afrika per verificare la pressione; nell'eseguire questa operazione noto anche che il pneumatico anteriore lato guida è piuttosto logorato così che consiglio P. di tenere sull'asse della trazione, in questo caso quello anteriore, i pneumatici più in ordine, capaci del grip migliore.
Subito dopo aver lasciato la stazione di servizio ci inoltriamo sulla pista e la guida di P. diventa difensiva; mi confesserà più tardi di non avere grande dimestichezza con la guida su pista così come non ne ha con la guida su neve e ghiaccio che, pur essendo altra cosa, presenta dei punti in comune. Il paesaggio prende l'anima sia quando è il classico a duna alta dalle forme flessuose che quando è lo scorbutico piatto sassoso grigio su sottofondo beige, così come affascinano le creature che ogni tanto si materializzano dal nulla, sia quelle umane che quelle animali.
Per arrivare alla scuola nel deserto impegniamo più tempo del previsto, tanto che decido di avvisare M&D di annullare il programma pomeridiano. Loro, consapevoli che qui il concetto di tempo è un optional raro, mi fanno capire che erano preparati alla mia chiamata, di non preoccuparmi per la disdetta.
Il luogo raggiunto, sino a poco tempo fa non aveva nemmeno un nome: ora è chiamato Kesser Tirmart, che significa villaggio inserito sotto le dune che fanno una curva a gomito, ed è proprio lì, all'interno del gomito, che sono sparpagliate le case.
Oltre a visitare la piccola scuola (al momento del nostro arrivo la maestra ed alcune allieve stanno liberando dalla sabbia penetrata non so in quanto tempo), P. verifica l'impianto realizzato all'interno e quello posto sul tetto.
Lì, per curiosità, salgo anch'io, utilizzando una scala di legno che è un po' corta per l'altezza da raggiungere e con dei pioli dissestati, ma è già tanto che ci sia!
Una volta discesi, il maestro che si occupa di intrattenere gli allievi durante il pomeriggio informa di taluni problemi di cattivo funzionamento dell'apparato. P. ascolta e decide di chiamare il corrispondente in Italia per avvisarlo della situazione; a questo punto mi inserisco nella faccenda in quanto ho notato che le centraline, delle quali una segnalava un certo codice di errore, sono identiche a quella che ho a bordo del mio veicolo.
Infatti l'impianto è assai simile; comincio a premere i tasti per verificare il funzionamento e noto che il segnale di errore sparisce. Allora continuo ad effettuare delle prove sia dell'una che dell'altra centralina. Nel frattempo è arrivata anche la maestrina del mattino a dire la sua: ma il cattivo funzionamento denunciato dagli utenti non trova conferma con la tipologia dell'errore indicato dal display. Manovrando mi rendo conto che il lato sx di una delle due è surriscaldato e la cosa mi mette in allarme. Allora P. chiama Italia e mi invita a parlare con l'addetto al quale spiego la situazione. La voce non si percepisce in maniera limpida, ma riesco a farmi capire egualmente.
L'italico mi invita ad effettuare dei controlli tecnici ai quali personalmente non avrei mai potuto pensare, controlli che non danno nessun chiarimento. Allora l'italico mi invita a dotarmi di cacciavite per provvedere a staccare i cavi provenienti dai pannelli e quelli che vanno alla batteria. A questo punto lo prego di richiamare fra un po' perché la cosa non è così semplice: ad esempio, non ci sono cacciaviti a disposizione! Mentre P. interpella il conduttore di una 4X4 appena arrivato, io comincio ad operare con il mio temperino.
Anziché svolgere l'operazione come suggerito, comincio togliendo il carter della centralina: goaalll! Scopro così che il surriscaldamento che mi aveva subito colpito ha cotto una serie di collegamenti interni. Quando l'italico richiama, messo a conoscenza del fatto, mi comunica che la centralina va sostituita e mi prega di staccarla completamente dall'impianto; in mancanza di cacciaviti, mi invita a tagliare i cavi. Ok., ma con che cosa, strappandoli con i denti? A questo punto P. si presenta con quello che una volta, ma tanto tempo fa, doveva essere un cacciavite; allora io, sapendo che la centralina ormai è un cadavere, con questo mozzicone sforzo gli alloggiamenti in plastica delle viti e riesco a farle girare di quel tanto necessario per sfilare i cavi. Non volendo lasciarli liberi, chiedo almeno dello scotch, e questo è subito reperito fra le attrezzature di qualche studente. Nel frattempo P. si presenta con un bel nastro adesivo alto 4 cm. sponsorizzato BnD così il maestro può coprire lo scotch già applicato.
P. intanto si lamenta del fatto che costoro, pur avendo il suo numero telefonico, mai l'avevano cercata per segnalare la problematica; è stato provvidenziale questo viaggio organizzato per farmi conoscere la realizzazione di un progetto chiuso, così come è stato efficace il pronto intervento che sono stato in grado di compiere solo per aver acquisito quel minimo di esperienza necessaria attraverso le apparecchiature fotovoltaiche delle quali ho voluto dotare il Nomade: significativo che il Nomade ha potuto essere d'aiuto ai suoi fratelli!
Mentre svolgevo l'intervento, i ragazzini in aula si comportavano esattamente come si comportano tutti i ragazzini quando il maestro non c'è; il maestro, impegnato ad assistermi, ogni tanto li riprendeva per ottenere un po' di silenzio, specialmente durante le telefonate con l'italico.
Terminato l'intervento, P. ha voluto distribuire una caramella ad ogni allievo, operazione che è risultata assai gradita. Allora il maestro, in forma di ringraziamento, ha fatto intonare una canzone che tutti si sono impegnati a cantare con ardore.
Poco prima che stessimo uscendo mi sono divertito ad intrattenere l'aula semplicemente con dei gesti, senza parlare: sono partito dal segnale di Time Out per far capire che dovevano interrompere il chiasso, contemporaneamente mi sono abbassato con le braccia conserte per far capire che si doveva stare composti e silenziosi; ottenuto il risultato ho alzato il pollice per informarli che così andava bene. Incredibile come tutti mi hanno seguito ed alcuni abbiano subito replicato i miei gesti.
Il momento del saluto è stato particolarmente simpatico: imbeccati dal maestro la classe ( mista femmine e maschi di età dai 6 ai 12 anni apparenti) ha risposto al mio “au revoir”, poi ho ripetuto il saluto con “a bientot” immediatamente replicato, allora sono passato ad un “a toute l'heure”, ed infine, con grande entusiasmo di tutti, ho lanciato di soppiatto un ciao che è andato replicatissimo.
Devo dire che ho lasciato quei ragazzini con la sensazione di essermi trovato difronte a personcine curiose, interessate ed attente; dentro di me ho augurato loro ogni bene, pensando che forse il loro bene è proprio quello di stare nel deserto.
Nell'area della scuola S. ha continuato a salutare persone di sua conoscenza; in open space una di queste ci ha servito il solito thè con arachidi e minichicchi di una pasta tipo grissino, ma dal sapore lievemente dolciastro: ho molto gradito, anche perché non ho voluto mettere l'accento, ma, a parer mio, l'ora per mettere nello stomaco qualche cosa di sostanzioso era già andata da un pezzo!
Ho pensato che il thè (qui è d'uso prepararlo molto zuccherato) funge anche da dieta. P. mi ha confermato che si tratta di un escamotage per togliere la fame, non a caso è servito con arachidi o mandorle di contorno, oppure pane e olio; lo stesso cous cous di ieri, a parte le verdure, in proporzione alla quantità di queste e di quello, era accompagnato da una quantità di carne di pollo inadeguata se considerata con l'ottica europea. Infatti l'iter prevede di arrivare per ultimo alla degustazione del componente più pregiato, quando lo stomaco è già stato quasi interamente soddisfatto dal resto, in modo tale che così resta soddisfatto anche il portafoglio di chi ha offerto il pasto.
Durante il rientro S. ci ha chiesto di sostare in uno dei vari hotel sparpagliati lungo la pista, più o meno vicini alle grandi dune, per poter salutare un amico. E' così che ho potuto apprezzare delle immagini significative dal giardino prospiciente il deserto: prima il rientro di una mandria di dromedari, poi la tenda dei Nomadi poco lontana da lì, ed infine l'andamento sinuoso di queste dune che, a differenza delle piccole dune che sono mobili, queste sono fisse e caratterizzate dal cambiamento della forma a seconda della direzione in cui spira il vento.
Altro fatto che ha dell'incredibile, oggi ci siamo mossi in un'area che in altri momenti si presenta, per buona parte, come un lago; addirittura ho potuto vedere la struttura di un albergo andato distrutto da un'alluvione solo pochi anni fa!
La pista che stiamo seguendo ora corre molto più vicina alle dune rispetto a quella percorsa all'andata, tendenzialmente ci sono dei passaggi più sabbiosi e P., non avendo recepito in tempo utile un consiglio sulla direzione da tenere lanciato da S., in men che non si dica va ad insabbiarsi. Poco male, con due assistenti come noi si è trovata velocemente fuori dall'impaccio!
Una delle ultime soste prima dell'arrivo ad Hassi-Labied è consigliata da S., grande ed apprezzato conoscitore del territorio, nel punto in cui giace la carcassa dell'aero che è servito per girare il film incentrato sulla figura dell'autore del Piccolo Principe, uno dei primi piloti del servizio aeropostale notturno che arrivava da queste parti nei primi del '900.
Una volta rientrati, oltre ai saluti ed al ringraziamento a S., informo P. che, a malincuore, devo cominciare ad organizzare la prossima tappa: come tutte le cose della vita c'è un inizio, un durante, ed una fine, e domani, per questi luoghi, per me sarà la fine.
Con M&D non riuscirò a fare alcuna escursione perché domani sono entrambi impegnati con la partita della loro squadra che affronterà la rappresentativa di Erfud, mica uno scherzo! Poi si parte tutti, loro per Madrid, P. per Midelt, io verso Guelmim.
Al momento penso che andrò a seguire l'incontro di calcio in modo da tornare nell'ambiente Gnaoua di Khamlia che tanto mi aveva colpito, magari sperando di sentirli suonare.
Quando qui la connessione finalmente funziona, apprendo by mail (da un camperista con il quale sono in contatto per percorrere insieme una parte dell'itinerario in Mauritania/Mali) una notizia che andrebbe subito verificata e per la quale chiedo la collaborazione di chi mi legge: sarebbe stato rapito un cittadino tedesco in Mali e sembrerebbe inibita la zona di Mopti, la porta di accesso ai Pays Dogon. Chi riesce a saperne di più è pregato di comunicarmi qualsiasi notizia urgentemente.
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