giovedì 5 novembre 2015

28X15 Bras Ouvert area Gounghin


Oggi sistemo in fretta le cose a Garage Italia per andare da Jacob, l'animatore di Bras Ouvert, con il duplice intento di procedere all’acquisto del legname che gli servirà per costruire le zanzariere delle quali c’è bisogno qui a Garage Italia sia per raggiungere successivamente il negozio dove ho comprato l’oggetto che doveva risolvere i miei problemi di connessione e che sino ad ora è stato impossibile utilizzare.
Quando sul goudron non vedo passare taxi mi incammino sino al Feu e lì mi metto in attesa sulla strada più trafficata, quella che apparentemente conduce verso una direzione più utilizzata dalla gente.
L’attesa è breve e subito si ferma un taxi “collettivo” sul quale salgo senza discutere sul prezzo. Una volta a bordo mi rendo conto che il tipo non parla il francese ma sa dove si trova “Marina Market”, il supermarché che mi è stato indicato come adatto agli occidentali per il tipo di mercanzia che tratta.
Appena riconosco il distributore Total lancio il segnale di stop ancora prima dell’indicazione data alla partenza; con quattro passi sono a Bras Ouvert.
Il quartiere di Gounghin dove ha sede B.O. è un quartiere vivace e senza pregiudizi per i bianchi, è un quartiere dove risiedono diversi artisti e, come ovunque dove mi sono sino ad ora mosso, c’è il tutto che si affaccia sulle strade sterrate piene di "rumenta" e pozze d’acqua residuo dell'ultima pioggia (il terreno assorbe con difficoltà).
Mentre si fa un pò di conversazione nell’andare e venire di bambini non ancora in età scolare arriva Vito, il ragazzone che mi aveva convinto circa l'utilizzo del modem wifi che poi avevo acquistato.
Nel sentire tutte le difficoltà da me incontrate si offre di dare un’occhiata e io lo lascio fare volentieri, avendo prima appurato che la sua professione è inerente all'informatica.
Mentre smanetta a destra e sinistra senza venirne a capo mi viene “l’intuizione”: poco prima di partire avevo accettato il suggerimento Microsoft e avevo optato per l'installazione di Windows10.
Manifesto la mia considerazione e Vito dice che si, anche lui è d’accordo: dipende dalla incompatibilità di quel sistema lanciato senza “pilote” tutta la problematica nella quale sono incorso. Se voglio lavorare in Burkina Faso con il mio p.c. devo effettuare una scelta rapida, ed io la effettuo: rinunciare a W 10 per un W 8.
Vito si offre per effettuare l'operazione entro le ore 15; quindi se ne va ad iniziare il lavoro nel suo "studio".


Ora è la volta dell’acquisto del legname. Lungo la strada che percorro con Jacob si trovano diversi depositi di legname con sega circolare e pialla elettrica.
Funziona così: sotto il tetto in lamiera si trovano varie essenze lignee: quelle del Ghana, quelle della Cote d’Ivoire etc. etc.
L’acquirente ci mette il naso e si tira fuori delle assi lunghe quanto era alto l’albero all'origine, di uno spessore attorno ai 6/10 cm.


Quindi sposta il materiale prescelto nella zona dove opera una persona alla sega circolare impartendo gli ordini circa cosa ne deve uscire, del tipo: travetti 4x4 da 400 o che altro.
Già in questa fase il volume di legname acquistato produce uno scarto notevole, ma oserei dire che è ancora niente rispetto allo scarto prodotto dalla piallatrice utilizzata a seguire per lisciare più o meno della stessa misura i travetti ottenuti precedentemente.


Il tutto avviene in un ambiente plein air dove comunque l’aria, di per se torrida, è irrespirabile a causa della segatura prodotta e vagante in sospensione aerea.
L’operazione è durata complessivamente un paio d’ore durante le quali ho provato in tutti i modi a cercare un refolo di vento e l’ombra; ciononostante grondavo sudore e capivo che mi stavo disidratando. 
Ho cercato con lo sguardo un banchetto che vendesse le confezioni in plastica da 400 cc. d’acqua, ma niente da fare.
Poi ho visto che proprio di fronte c’era una costruzione apparentemente chiusa con la scritta ”club”: mi sono avvicinato e dalla penombra è emerso un tizio che mi ha invitato ad entrare; ho chiesto cosa si poteva bere, ma l’offerta principale era di birra ed io non avevo nessuna intenzione di inciucarmi sotto il sole delle 13 a Ouaga. Poi il tipo ha parlato di sprit ed allora, non avendo capito, ho chiesto di vedere: in realtà si trattava di “sprite” ed io ho preso subito una bottiglia per me ed una per Jacob.


Quando finalmente il lavoro di taglio e finitura è stato ultimato mi sono trovato di fronte ad un conto di CFA 55.000 + 5.000 per il trasporto con il carretto (circa € 100 dei quali il 50% andato perduto in scarto).
Me ne sono venuto via da lì con l’idea che le vecchie tecnologie vendute agli africani arricchiscono ancora i bianchi e qualche nero che poi le utilizzerà in eterno, inquinando e sprecando in maniera impressionante.
Venendo da esperienze in cui non si spreca nulla ho pensato a come è ipocrita la società che si sensibilizza alla riforestazione e si organizza per riciclare al massimo e poi porta nel terzo mondo povero un sistema che arricchirà qualcuno e impoverirà la società in generale attraverso sprechi in ogni settore.
Anche l’acqua che viene distribuita a singhiozzo è usata malamente e molta gente deve andarsela a recuperare lontano, e non dico chi sta nella brousse – che è normale – ma anche chi sta nelle periferie cittadine.


Nel frattempo è arrivata anche Gabriella e, seppure inappetenti per le condizioni climatiche in cui viviamo, ci siamo fatti accompagnare dal figlio decenne di Jacob in un ristorantino semplice e molto carino. Di - così ho capito chiamarsi questo bellissimo ragazzino che mi ricorda Gullit (per i capelli), ci ha condotti e si è fermato a pranzo con noi: parla il francese, l’inglese, e , sorpresa, anche l’italiano in quanto il padre intrattiene una love story con una ragazza italica del Nord-Est che Di chiama già mamma.






Il cibo si è fatto attendere ma io ho trovato interessante chiacchierare con un ragazzo tanto vispo e ricco di abilità in vari settori: non dimentichiamo che suo padre è un artista, anche se per tenere in piedi B.O., organizzazione che si rivolge ai ragazzi che la vogliono frequentare, luogo dove si fa del doposcuola ma anche recitazione e varie attività creative, deve pur svolgere qualche attività remunerativa di breve periodo per sopravvivere.






Quando sono tornato a B.O. erano le 16 e di Vito nessuna notizia; poi è arrivata l’info che stava ancora lavorando e sarebbe passato a G.I. in serata a consegnare il p.c..
Purtroppo, nel lasciarglielo, avevo anche lasciato la scheda Vodafone per le chiamate di emergenza da e per l'Italia, per cui si è prospettata una serata che ben si è intonata con gli acquazzoni violenti scatenatisi e l’elettricità erogata a fasi alterne, ma molto alterne.
Da alcuni giorni sto consegnando la biancheria ad un lavatore e stiratore fronte mercato, il quale, in un buco asfissiante, lava a mano, stende ad asciugare e stira con i ferri che si scaldano con le braci.
Durante la doccia serale ho notato il primo proliferare di crosticine a partire dalla fascia della cinta, quella che sudando resta bagnata perché i pantaloni si inzuppano e l'azione di strofinamento certo non aiuta.
Sono consapevole che qualcosa non va in me: è come quando una navicella spaziale perde l’orbita, solo che poi quella chiama Huston e in qualche modo la faccenda si fa appassionante ed una soluzione intelligente viene sempre trovata; qui non c’è nessuno da chiamare, anzi, mi sembra che sarebbe difficilmente capito lo stato di cose nelle quali sono coinvolto a 5/6000 km. di distanza dalla base di partenza.

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