Oggi
sistemo in fretta le cose a Garage Italia per andare da Jacob, l'animatore di Bras Ouvert, con il duplice intento
di procedere all’acquisto del legname che gli servirà per
costruire le zanzariere delle quali c’è bisogno qui a Garage Italia sia per raggiungere successivamente il negozio dove ho comprato l’oggetto che doveva
risolvere i miei problemi di connessione e che sino ad ora è stato
impossibile utilizzare.
Quando
sul goudron non vedo passare taxi mi incammino sino al Feu e lì mi
metto in attesa sulla strada più trafficata, quella che apparentemente
conduce verso una direzione più utilizzata dalla gente.
L’attesa
è breve e subito si ferma un taxi “collettivo” sul quale salgo
senza discutere sul prezzo. Una volta a bordo mi rendo conto che il
tipo non parla il francese ma sa dove si trova “Marina Market”,
il supermarché che mi è stato indicato come adatto agli occidentali
per il tipo di mercanzia che tratta.
Appena
riconosco il distributore Total lancio il segnale di stop ancora
prima dell’indicazione data alla partenza; con quattro passi sono a
Bras Ouvert.
Il
quartiere di Gounghin dove ha sede B.O. è un quartiere vivace e
senza pregiudizi per i bianchi, è un quartiere dove risiedono
diversi artisti e, come ovunque dove mi sono sino ad ora mosso, c’è il tutto che si affaccia sulle strade sterrate piene di "rumenta" e pozze
d’acqua residuo dell'ultima pioggia (il terreno assorbe con difficoltà).
Mentre
si fa un pò di conversazione nell’andare e venire di bambini non
ancora in età scolare arriva Vito, il ragazzone che mi aveva
convinto circa l'utilizzo del modem wifi che poi avevo acquistato.
Nel
sentire tutte le difficoltà da me incontrate si offre di dare
un’occhiata e io lo lascio fare volentieri, avendo prima appurato che la
sua professione è inerente all'informatica.
Mentre
smanetta a destra e sinistra senza venirne a capo mi viene
“l’intuizione”: poco prima di partire avevo accettato il
suggerimento Microsoft e avevo optato per l'installazione di Windows10.
Manifesto
la mia considerazione e Vito dice che si, anche lui è d’accordo:
dipende dalla incompatibilità di quel sistema lanciato senza
“pilote” tutta la problematica nella quale sono incorso. Se
voglio lavorare in Burkina Faso con il mio p.c. devo effettuare una scelta
rapida, ed io la effettuo: rinunciare a W 10 per un W 8.
Vito
si offre per effettuare l'operazione entro le ore 15; quindi se ne va ad iniziare il lavoro nel suo "studio".
Ora
è la volta dell’acquisto del legname. Lungo la strada che percorro
con Jacob si trovano diversi depositi di legname con sega circolare e
pialla elettrica.
Funziona
così: sotto il tetto in lamiera si trovano varie essenze lignee:
quelle del Ghana, quelle della Cote d’Ivoire etc. etc.
L’acquirente
ci mette il naso e si tira fuori delle assi lunghe quanto era alto
l’albero all'origine, di uno spessore attorno ai 6/10 cm.
Quindi
sposta il materiale prescelto nella zona dove opera una persona alla
sega circolare impartendo gli ordini circa cosa ne deve uscire, del tipo: travetti 4x4 da 400 o che altro.
Già
in questa fase il volume di legname acquistato produce uno scarto
notevole, ma oserei dire che è ancora niente rispetto allo scarto
prodotto dalla piallatrice utilizzata a seguire per lisciare più o
meno della stessa misura i travetti ottenuti precedentemente.
Il
tutto avviene in un ambiente plein air dove comunque l’aria, di per
se torrida, è irrespirabile a causa della segatura prodotta e vagante
in sospensione aerea.
L’operazione
è durata complessivamente un paio d’ore durante le quali ho provato in tutti i modi a cercare un refolo di vento e l’ombra;
ciononostante grondavo sudore e capivo che mi stavo disidratando.
Ho
cercato con lo sguardo un banchetto che vendesse le confezioni in
plastica da 400 cc. d’acqua, ma niente da fare.
Poi
ho visto che proprio di fronte c’era una costruzione apparentemente
chiusa con la scritta ”club”: mi sono avvicinato e dalla penombra
è emerso un tizio che mi ha invitato ad entrare; ho chiesto cosa si
poteva bere, ma l’offerta principale era di birra ed io non avevo
nessuna intenzione di inciucarmi sotto il sole delle 13 a Ouaga. Poi
il tipo ha parlato di sprit ed allora, non avendo capito, ho chiesto
di vedere: in realtà si trattava di “sprite” ed io ho preso
subito una bottiglia per me ed una per Jacob.
Quando
finalmente il lavoro di taglio e finitura è stato ultimato mi sono
trovato di fronte ad un conto di CFA 55.000 + 5.000 per il trasporto
con il carretto (circa € 100 dei quali il 50% andato perduto in
scarto).
Me
ne sono venuto via da lì con l’idea che le vecchie tecnologie
vendute agli africani arricchiscono ancora i bianchi e qualche nero
che poi le utilizzerà in eterno, inquinando e sprecando in maniera
impressionante.
Venendo
da esperienze in cui non si spreca nulla ho pensato a come è
ipocrita la società che si sensibilizza alla riforestazione e si
organizza per riciclare al massimo e poi porta nel terzo mondo povero
un sistema che arricchirà qualcuno e impoverirà la società in
generale attraverso sprechi in ogni settore.
Anche
l’acqua che viene distribuita a singhiozzo è usata malamente e
molta gente deve andarsela a recuperare lontano, e non dico chi sta
nella brousse – che è normale – ma anche chi sta nelle periferie
cittadine.
Nel
frattempo è arrivata anche Gabriella e, seppure inappetenti per le
condizioni climatiche in cui viviamo, ci siamo fatti accompagnare dal figlio
decenne di Jacob in un ristorantino semplice e molto carino. Di - così
ho capito chiamarsi questo bellissimo ragazzino che mi ricorda Gullit (per i capelli), ci ha condotti e si è fermato a pranzo con
noi: parla il francese, l’inglese, e , sorpresa, anche l’italiano
in quanto il padre intrattiene una love story con una ragazza italica
del Nord-Est che Di chiama già mamma.
Il
cibo si è fatto attendere ma io ho trovato interessante
chiacchierare con un ragazzo tanto vispo e ricco di abilità in vari
settori: non dimentichiamo che suo padre è un artista, anche se per
tenere in piedi B.O., organizzazione che si rivolge ai ragazzi che la
vogliono frequentare, luogo dove si fa del doposcuola ma anche
recitazione e varie attività creative, deve pur svolgere qualche
attività remunerativa di breve periodo per sopravvivere.
Quando
sono tornato a B.O. erano le 16 e di Vito nessuna notizia; poi è
arrivata l’info che stava ancora lavorando e sarebbe passato a G.I.
in serata a consegnare il p.c..
Purtroppo,
nel lasciarglielo, avevo anche lasciato la scheda Vodafone per le
chiamate di emergenza da e per l'Italia, per cui si è prospettata
una serata che ben si è intonata con gli acquazzoni violenti scatenatisi e
l’elettricità erogata a fasi alterne, ma molto alterne.
Da
alcuni giorni sto consegnando la biancheria ad un lavatore e
stiratore fronte mercato, il quale, in un buco asfissiante, lava a
mano, stende ad asciugare e stira con i ferri che si scaldano con le
braci.
Durante
la doccia serale ho notato il primo proliferare di crosticine a
partire dalla fascia della cinta, quella che sudando resta bagnata
perché i pantaloni si inzuppano e l'azione di strofinamento certo
non aiuta.
Sono
consapevole che qualcosa non va in me: è come quando una navicella
spaziale perde l’orbita, solo che poi quella chiama Huston e in
qualche modo la faccenda si fa appassionante ed una soluzione
intelligente viene sempre trovata; qui non c’è nessuno da
chiamare, anzi, mi sembra che sarebbe difficilmente capito lo stato
di cose nelle quali sono coinvolto a 5/6000 km. di distanza dalla
base di partenza.
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