Ieri sera ho sentito fino a tardi le vocine di due
bimbi mentre si divertivano a rotolarsi sulla pendenza erbosa di
separazione del piazzale dalla strada, sotto gli occhi vigili del
loro papà; solo stamane però ho realizzato che si tratta di una
famiglia viaggiante, che senza tante fisime, pur di conoscere luoghi,
è disposta a trascorrere la notte dormendo in auto.
Giornata
calda, il Danger Fire è indicato High, infatti noto un gran fumo
levarsi dal versante opposto alle montagne che continuo a costeggiare
a distanza.
Strada
noiosa, anche quando lascio la HighWay a Wolf Creek, ma costante
sensazione dell'immenso.
A tratti mi sembra di essere nel deserto del
sud del Marocco, se non fosse che qui le alture sono coperte
prevalentemente di erba secca.
La
mente vaga senza limiti e arriva a ricordi dell'infanzia, il
maniscalco, il ferro in fusione prima di realizzare l'opera da
applicare allo zoccolo, i componenti di quella famiglia, Paolo Conte
che mi soddisfa con le parole sensate (l'amore è uno stregone un po'
isterico, magnifico) e la musica delle sue composizioni, in
particolare dopo aver scoperto un tasto dell'apparato radio che
consente la ripetizione del file all'infinito.
Non mi rimane che sostare in Rest Area nei
territori Blackfeet,
poi Glacier N.P., entrata Two Medicine,
escursione ad una cascata, incontro sul cammino con una coppia dotata
di repellente anti orso che si meraviglia del fatto che io mi
addentro da solo sui percorsi soggetti alla presenza di animali
potenzialmente pericolosi.
Campground Full, tento la carta del
restare chiedendo autorizzazione a Ranger, ma devo uscire e subito lì
trovo uno spazio adatto, tanto domani avrei comunque dovuto cambiare
area perché qui la strada termina. La temperatura è adatta all'uso
della cooker, quindi cucino: essendo in montagna preparo del pesce di
mare acquistato surgelato, tale tilipea confezionata sottovuoto
filetto per filetto. L'accostamento con la peperonata a quattro
colori mi sembra riuscito.
Oggi Many Glacier
La strada mi porta a Browning dove rifornisco e
visito il Museum of The Plains Indian, all'uscita vengo avvicinato da
un Blackfoot che mi chiede qualcosa; non lo capisco ma mi rendo conto
che vorrebbe $ 5 da me, dico che non comprendo, ma quello insiste,
alla fine gli sgancio il biglietto verde che dovrebbe servigli per
tornare a casa con moglie e figlia.
Diciamo che si è trattato di un
optional alla visita museale. Metto il naso dentro ad un paio di
esposizioni di oggetti realizzati dai nativi senza decidere nessun
acquisto.
La mattinata è andata, ora mi muovo per Many Glacier, un
altro luogo, come quello di ieri, dove la strada termina. Il mio
proposito è di effettuare una escursione, capire che aria tira,
sapendo che posso sempre contare su una soluzione notturna come
quella di ieri.
Lungo
la strada accosto per lasciar passare una mini, e nell'operazione ci
scambiamo un segno di saluto; poco dopo scelgo di sostare per foto
proprio davanti a quella mini.
Tempo di uscire ed ho le tre
componenti l'equipaggio attorno a me, incuriosite dal Nomade. Si
comincia a parlare, si tratta di due sorelle del Montana residenti in
California, accompagnate da una giovane nipote, provenienti da una
famiglia di 4 femmine e 4 maschi, sono felici di vivere dalle parti
di San Francisco, mi pongono molte domande, in particolare Brigid, la
bionda, che bionda poi non è, come la sorella che invece preferisce
il nero, però il colore degli occhi è rimasto quello originale, e
si tratta di una bella tonalità di verde. A proposito, Green è
anche il lo cognome! Dopo la visita a bordo e le foto di rito,
scambio di email address e arrivederci forse in ottobre. Chissà per
quale motivo Brigid è stata di recente a Napoli, mi ha citato
Bacoli, luogo che conosco, ed in nessun altro luogo in Italia. Ho
pensato che potrebbe avere a che fare con la base americana sita lì,
un fidanzato od un marito, chissà. Conosceva la mia città di
origine per via di S.Antonio, non perché sede di una delle più
antiche Università in Europa (che vuol dire nel mondo), dove insegnò
anche Galileo Galilei!
Mi
intrattengo per foto mentre loro vanno, e poco dopo assisto ad un
incidente: un motociclista proveniente in senso opposto al mio esce
di strada e resta a terra. Tempo di fermarmi sulla mia mano, in senso
opposto si sono già fermati altri due motociclisti ed un'auto:
capisco che posso proseguire verso la mia meta.
Raggiunta Many
Glacier chiedo ad un Ranger che percorso posso effettuare in un paio
d'ore, quindi seguo il suo consiglio. La quota di base è sui 1.600
mslm, quella che raggiungo alle red rock falls sui 1.850 mslm., di
ghiaccio in giro se ne vede, ma così come dicono le info ufficiali,
oggi di ghiacciai censiti ne sono rimasti solo 26, anche questi
destinati a sparire nel tempo.
Sul percorso noto persone ferme in
silenzio, alcune dotate di teleobiettivi che sembrano dei cannoni,
guardo e vedo un Elk dentro al lago placidamente sdraiato: una bella
immagine che non tardo a riprendere.
Poi proseguo informando tutti
quelli che incontro lungo il sentiero di ciò che li aspetta. Queste
cascatelle non sono da urlo, ma il contesto è piacevole e la
vegetazione floreale attraente.
Mentre sono fermo per riprendere i
fiori non posso evitare dal riprendere anche un curioso scoiattolo.
Al rientro trovo ancora l'Elk dove l'avevo lasciato: proprio un
buontempone!
Anche qui, al parcheggio, ci sono persone attorno al
Nomade, entusiaste del veicolo, mi pongono varie domande. Mi sposto
oltre la boundary per una notte con luna piena che rifrange la sua
luminosità sull'acqua del lago.
Oggi tocca al clou: Going.to.the.sun Road/Logan Pass
Mentre sono impegnato con le operazioni mattutine, sento dei rumori che non riesco a localizzare: appena libero da impegni, apro la porta e mi guardo attorno senza notare alcuna anomalia. Ma subito dopo la partenza, dopo alcune centinaia di metri trovo un'auto ferma in mezzo alla strada. Quando ci sono queste situazioni significa che c'è un animale a tiro, infatti c'è! Mi accosto velocemente e riesco a riprendere qualche immagine decente: caspita, questo è un esemplare giovane di Grizzly!
E' il primo incontro con un Grizzly! E ripensandoci, potrebbe essere stato proprio lui a “bussarmi” alla porta questa mattina. Si trova a non più di 10 m. di distanza, è calmo, ma ad un certo punto si mette a correre e scompare nella boscaglia.
La
mia giornata inizia così, con una grande emozione!
Successivamente
raggiungo l'accesso al Glacier N.P. denominato St. Mary, quello che
consente di percorrere Going- to-the-sun road, un percorso
spettacolare che mi consente di rendermi conto che oggi sto
assistendo all'agonia degli ultimi ghiacciai ancora presenti in
quest'area.
Pare che entro il 2.020 quelli che ancora ci sono non esisteranno più, e non mi metterò certo in competizione con loro per fare a chi arriva primo al traguardo!
Pare che entro il 2.020 quelli che ancora ci sono non esisteranno più, e non mi metterò certo in competizione con loro per fare a chi arriva primo al traguardo!
Al
Visitor Center, quando non c'è ancora nessuno, mi gestisco
autonomamente un filmato a video inerente alle tre First Nations che
vivevano in questo territorio prima che fosse ceduto agli U.S. per
1,5 ml. di $ verso la fine del 1800; comprendo meglio la mentalità
di questi nativi, per i quali la sacralità dei luoghi pervasi dai
resti umani dei loro antenati e dai loro spiriti è al di sopra di
tutto.
Comprendo che questi popoli, arrivati ad occupare questi territori a partire del 1600 dopo aver cacciato quelli che li precedevano, erano troppo chiusi in se stessi, per loro non esistevano altri popoli al di fuori di quelli a loro conosciuti, così come le loro usanze erano un solco dal quale non si doveva depistare. Ho pensato che se avessero avuto la possibilità di continuare a vivere nei territori ancora oggi considerati sacri, avrebbero dovuto inventarsi qualcosa per affrontare ciò che la Natura ha modificato nel tempo; il loro atteggiamento mi è sembrato impostato sull'immutabilità, e non mi è chiaro perché, pur lottando aspramente fra le varie tribu per la difesa del territorio, non abbiano contrastato l'arrivo dei primi bianchi se non quando ormai era troppo tardi (in qualche modo quell'italico partito che aveva usato loro come esempio, a modo suo aveva centrato l'obiettivo).
Comprendo che questi popoli, arrivati ad occupare questi territori a partire del 1600 dopo aver cacciato quelli che li precedevano, erano troppo chiusi in se stessi, per loro non esistevano altri popoli al di fuori di quelli a loro conosciuti, così come le loro usanze erano un solco dal quale non si doveva depistare. Ho pensato che se avessero avuto la possibilità di continuare a vivere nei territori ancora oggi considerati sacri, avrebbero dovuto inventarsi qualcosa per affrontare ciò che la Natura ha modificato nel tempo; il loro atteggiamento mi è sembrato impostato sull'immutabilità, e non mi è chiaro perché, pur lottando aspramente fra le varie tribu per la difesa del territorio, non abbiano contrastato l'arrivo dei primi bianchi se non quando ormai era troppo tardi (in qualche modo quell'italico partito che aveva usato loro come esempio, a modo suo aveva centrato l'obiettivo).
La
storia che si ripete è sempre la stessa, come è sempre avvenuto in
ogni parte del mondo: il popolo che più ha fame cerca territori
nuovi dove alleviarla, ma così facendo costringe altri a migrare, e
ciò non accade quasi mai pacificamente.
Un
ragionamento esposto da un nativo che mi ha colpito è stato il
seguente: loro hanno comprato i nostri territori, ma ora si fanno
pagare per consentire l'accesso, ed inoltre ne curano solo una minima
una parte, mentre i nostri antenati curavano tutto il territorio.
Proseguendo
resto attratto dal fatto che da una unica vetta di queste che ho di
fronte, prendono origine tre grandi fiumi che percorrono lunghe
distanze prima di sfociare uno sulla baia di Hudson, il Saskatoon,
un'altro nel golfo del Messico, il Mississipi, ed il terzo
nell'oceano pacifico, il Columbia.
Abbondante
H2O scende e scorre da ogni parte in varie forme, ruscelli,
torrenti, cascate, fiumi, laghi!
Da
un overlook lungo la strada eseguo una escursione a Sun Point e poi,
dal Logan Pass ad Hidden Lake, in realtà irraggiungibile in questi
giorni per la presenza degli orsi. A causa del parking Full, dopo
vari tentativi vengo avvicinato da una Ranger per chiarimenti (ci sono
delle limitazioni in termini di larghezza e lunghezza dei veicoli,
infatti oggi ero l'unico motorhome su strada), ma alla fine sono costretto a
scendere di un bel po' per riuscire a parcheggiare, così
l'escursione diventa più lunga e più impegnativa!
Dopo un lungo percorso sul nevaio che, anche se dotato di racchette, è risultato molto scivoloso,
all'Overlook sul lago mi basta percepire un paio di parole per identificare due italici, anzi, per identificare con precisione la loro provenienza, Pordenone, e non per bravura, ma perché quella è l'area di provenienza di metà della mia catena cromosomica.
Dopo un lungo percorso sul nevaio che, anche se dotato di racchette, è risultato molto scivoloso,
all'Overlook sul lago mi basta percepire un paio di parole per identificare due italici, anzi, per identificare con precisione la loro provenienza, Pordenone, e non per bravura, ma perché quella è l'area di provenienza di metà della mia catena cromosomica.
Lungo
il percorso, sia in andata che in ritorno, mi capita di incontrare
capre di montagna e marmotte.
La
discesa verso l'uscita dal N.P. è meno spettacolare, la strada è
più stretta e a contatto con la roccia viva; inoltre, a causa di
lavori in corso, è impossibile sostare, quindi mi trovo che sono già
fuori dal N.P. e non ho più tanta voglia di guidare; le escursioni
mi hanno fiaccato, segno evidente che non sono allenato, ma
soprattutto che, ineluttabilmente, non sono più quello di qualche
anno fa.
Appena
riesco a identificare un piazzalone con market (un po' pretenzioso
questo super1foods) mi ci fiondo; dopo cena, essendo aperto 24H al
giorno, eseguo qualche acquisto, e poi considero chiusa qui la
giornata.
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