Poco dopo aver lasciato Zagora (la via è quella di ieri sino a Ouaouzagour), rivedo il palmeto e le Kasbe, delle quali è disseminata la valle, questa volta con la luce del mattino, ma l'effetto non migliora: con questo sole che gira basso e con chissà quanti raggi ultra, l'effetto è che ci sia qualcosa di impalpabile nell'aria che non consente di vedere i colori nella loro sfumatura naturale.
Mi fermo al primo mercato su strada che incontro ed acquisto frutta, verdura, carne per tajine: i commercianti mi sono sembrati tutti onesti, in particolare quelli che parlano poco il francese. Infatti, avendo capito che un kg. di pomodoro costava 7 D. (€ 0,6), porgo quella cifra; il venditore mi fa segno di attendere per darmi 1 D. di resto! Perché il costo è di 6 D..Andando oltre decido di fermarmi per fare qualche foto ad una Kasba che si presenta più in ordine delle altre, quella di Oulad_Atmane.
Come mi fermo, pur essendo un luogo, in quel momento, con zero turisti, vengo avvicinato prima da un venditore di datteri confezionati (lo scanso dopo la solita mini conversazione rimandando al dopo visita), quindi da un ragazzo che intende accompagnarmi all'interno della Kasba: perchè no?
Quella che ancora ricordo dal 2006, Ait-Benhaddou, aveva rappresentato una grande esperienza. La visita procede bene, pur essendo questa una realtà non comparabile con quella, quando il ragazzo mi propone, nell'ordine, una camminata nel palmeto e la possibilità di segnalargli un posto di lavoro (si chiama Mostapha, ha 24 anni, non ha terminato gli studi, dice di essere disposto a qualsiasi lavoro, si ingegna nel parlare tre lingue: F., E., I., le ultime due in maniera approssimativa). Declino la passeggiata, per il lavoro non se ne parla, così mi ritrovo davanti al Nomade.
Come mi fermo, pur essendo un luogo, in quel momento, con zero turisti, vengo avvicinato prima da un venditore di datteri confezionati (lo scanso dopo la solita mini conversazione rimandando al dopo visita), quindi da un ragazzo che intende accompagnarmi all'interno della Kasba: perchè no?
Quella che ancora ricordo dal 2006, Ait-Benhaddou, aveva rappresentato una grande esperienza. La visita procede bene, pur essendo questa una realtà non comparabile con quella, quando il ragazzo mi propone, nell'ordine, una camminata nel palmeto e la possibilità di segnalargli un posto di lavoro (si chiama Mostapha, ha 24 anni, non ha terminato gli studi, dice di essere disposto a qualsiasi lavoro, si ingegna nel parlare tre lingue: F., E., I., le ultime due in maniera approssimativa). Declino la passeggiata, per il lavoro non se ne parla, così mi ritrovo davanti al Nomade.
Qui trovo il venditore di datteri in attesa con una proposta a prezzo ribassato, proposta che rifiuto in quanto non interessato all'acquisto. E' a questo punto che mi si rivolge facendo un discorso incentrato sul fatto che c'è una sola parola, quella data, perciò mi ha atteso, perché gli avevo detto che prima volevo effettuare la visita. Cerco di fargli capire quello che intendevo dire con la mia frase, esplicitamente gli dico che non posso ad ogni fermata riempirmi di acquisti di qualsiasi genere, allora lui si indigna ancora di più sostenendo che non è un moscone etc. etc. etc..
Questa scena mi fa prendere la decisione di dire dei no secchi da adesso in avanti; il fatto è che la tecnica di avvicinamento non è mai diretta, e quando uno già deve mettere in connessione tutti i neuroni rimasti per trovare le parole per rispondere, a volte manca l'attimo per essere tranchant.
Per ora la mia direzione è Agdz, dove mi è stato segnalato di porre molta attenzione per non farmi fermare da chi, con la scusa della macchina in panne, ha voglia di giocarti qualche scherzetto.
Per ora la mia direzione è Agdz, dove mi è stato segnalato di porre molta attenzione per non farmi fermare da chi, con la scusa della macchina in panne, ha voglia di giocarti qualche scherzetto.
Giusto arrivato lì noto un tipo TIR fermo sulla dx in avaria, allora mi defilo dietro un camion per passarlo senza problemi. Forse questa non era una trappola, ma successivamente ci sono stati almeno due casi in cui il cenno di fermarmi è stato accompagnato da un'invasione della mia traiettoria di marcia che ho comunque tenuto senza rallentare, anche se mi si era paurosamente ristretto lo spazio in cui infilarmi.
Credo si sia fatto tardi per pensare ancora di poter raggiungere Tata prima di sera, in ogni caso ci provo. A parte il tempo per la necessaria sosta pranzo, è la qualità della strada che trovo da percorrere a decidere dove mi fermerò questa sera. Perché non solo si restringe, ma in aggiunta presenta un manto stradale privo di manutenzione ed un andamento con salite e discese piene di curve. La mia direzione è ora Agadir, e pur essendo sicuro di aver fatto le cose per bene, a causa di quell'appannamento che mi perseguita, a un certo punto, dopo un bivio, mi viene un dubbio ed accosto. Mentre inizio a ragionare, vedo arrivare un pullman nella mia direzione di marcia, ciò mi fa dedurre che questa è la giusta via. Dopo parecchi km. il pullman entra in un piazzale privato e così mi rendo conto che non è un pullman di linea, bensì un mezzo privato destinato al trasporto di personale dipendente per una impresa estrattiva che opera qui. Anziché fermarmi subito per cercare sulla mappa il sito di Bou-Azzer, questo è il nome del luogo, proseguo per un bel po' e, convinto di essere su un tracciato sbagliato, lo ripercorro in senso opposto sino al bivio già menzionato. Fatica inutile, perché ho la controprova che ero già sul giusto, semplicemente non ero centrato su me stesso: finalmente emergo dall'appannamento, riprendo fra le mani le redini del mio destino ripercorrendo per l'ultima volta la stessa strada. Il paesaggio ha del fascino, ma è inquietante: la strada, sempre più impegnativa, non consente certo di soffermarsi più del minimo necessario ad osservarlo, così, fermandomi ogni tanto, scatto qualche foto da bordo.
Quando penso di essere giunto finalmente sul fondo valle, la mia direzione di marcia vira a sx e mi porta ancora a salire e scendere: inoltre il sole ora mi arriva direttamente negli occhi e quando entro nelle zone d'ombra c'è un attimo in cui non vedo nulla, anche a causa degli scudi parabrezza. Quando mi rendo conto che la cosa è molto pericolosa, sosto per carburante e nel frattempo smonto gli scudi. Ora è un altro andare, mentre la strada diventa più larga e dritta sono chiamato a fermarmi ad un posto di controllo della Gendarmeria; approfitto per chiedere info su dove poter sostare nella prima località di una certa importanza che si chiama Foum-Zguid, ricevendo risposta esauriente.
Poco dopo entro nella cittadina, è ancora in corso un mercato, percorro l'arteria principale sino all'uscita, raggiunta la quale inverto marcia ed avvicino
Poco dopo entro nella cittadina, è ancora in corso un mercato, percorro l'arteria principale sino all'uscita, raggiunta la quale inverto marcia ed avvicino
Deserto pietroso, con sassi neri, senza vegetazione, con qualche tamerice, con cespugli sparpagliati e qualche pianta grassa spinosissima, ogni tanto oasi a palmeto, con o senza coltivazioni, sempre ampio deserto a dx di tipo terroso, a sx di tipo sassoso, montagne lontane, montagne vicine, attraversamento di molti ouedi, tutti secchi, caldo, molto caldo sino al calar del sole, ogni tanto magie da fata Morgana (non sono dicerie, li ho visti con i miei occhi!) : questa potrebbe essere la sintesi della giornata.
Diverso è visitare in tour alcune località e restarne colpiti; qui e ora il territorio viene attraversato palmo a palmo, quindi può subentrare l'abitudine alla vista della conformazione della natura. Nel mio caso ci sono gli incontri con le persone a conferire intensità al percorso.
Raggiungo Tata con ampio margine sull'appuntamento con Bahcine Ait Bahman, anni 32, professione professeur du primaire (6-12 anni), president de l'association Alghayt a Dour Tigzmerte (oasi a pochi km. da Tata); gli dedica del tempo perché nessun agricoltore dell'associazione ha le competenze per gestirla: un bell'esempio di responsabilità verso la sua comunità, una bella persona. Mi parla delle coltivazioni e della collaborazione con BnD che ha portato alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, inoltre collabora con CIS (cooperazione internazionale sud sud). Polona, referente di Bambini nel Deserto ad Hassi Labied, mi aveva suggerito di consegnargli qualche capo di vestiario al quale lei aveva ritenuto di poter rinunciare, ed io avevo accettato il suggerimento.
Prima dell'incontro muovo alcuni passi per la città effettuando un piccolo acquisto alimentare; tutti mi osservano, in particolare gli studenti che vanno e vengono sull'arteria principale, chi a piedi, chi in bici. Tre ragazze abbigliate con il velo mi salutano, poi gettano gli occhi sul Nomade dal vano della porta di casa, allora chiedo loro se vogliono salire per una visita guidata: sorridendo, declinano l'invito.
Intanto un tipo un po' strano mi avvicina chiedendomi una maglietta; gliene cerco una e mi sembra felice di riceverla. Dopo essermi spostato nel luogo deputato al rendez vous, verso le 12.30 arriva un ciclomotore: è lui, il presidente. Ci intratteniamo a bordo mentre la temperatura comincia a farsi elevata, e, dopo esserci scambiati gli indirizzi ed aver preso una foto, ci lasciamo. Assolutamente dignitoso il suo atteggiamento quando gli ho chiesto se gli serviva qualche altra cosa oltre all'abbigliamento; la risposta è stata che già ciò che stava ricevendo era abbastanza.
Con il tipo di strada che sto percorrendo è meglio approfittare di ogni stazione di rifornimento per rabboccare il serbatoio: dopo aver caricato 20 lt. a Tata, ne carico altri 20 lungo il percorso. La cosa divertente è che qui l'addetto si è avvicinato alla pompa, l'ha aperta, ha infilato una grossa manovella in un meccanismo ed ha cominciato a girare. Che strana operazione, ho pensato, ma poi mi ha chiarito che manca la corrente, perciò deve operare manualmente! Inizialmente ho avuto qualche dubbio sul fatto che fossero entrati nel serbatoio i litri richiesti, ma poi, andando, l'indicatore ha preso una posizione che ha dato ragione all'operatore.
Diverso è visitare in tour alcune località e restarne colpiti; qui e ora il territorio viene attraversato palmo a palmo, quindi può subentrare l'abitudine alla vista della conformazione della natura. Nel mio caso ci sono gli incontri con le persone a conferire intensità al percorso.
Raggiungo Tata con ampio margine sull'appuntamento con Bahcine Ait Bahman, anni 32, professione professeur du primaire (6-12 anni), president de l'association Alghayt a Dour Tigzmerte (oasi a pochi km. da Tata); gli dedica del tempo perché nessun agricoltore dell'associazione ha le competenze per gestirla: un bell'esempio di responsabilità verso la sua comunità, una bella persona. Mi parla delle coltivazioni e della collaborazione con BnD che ha portato alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, inoltre collabora con CIS (cooperazione internazionale sud sud). Polona, referente di Bambini nel Deserto ad Hassi Labied, mi aveva suggerito di consegnargli qualche capo di vestiario al quale lei aveva ritenuto di poter rinunciare, ed io avevo accettato il suggerimento.
Prima dell'incontro muovo alcuni passi per la città effettuando un piccolo acquisto alimentare; tutti mi osservano, in particolare gli studenti che vanno e vengono sull'arteria principale, chi a piedi, chi in bici. Tre ragazze abbigliate con il velo mi salutano, poi gettano gli occhi sul Nomade dal vano della porta di casa, allora chiedo loro se vogliono salire per una visita guidata: sorridendo, declinano l'invito.
Intanto un tipo un po' strano mi avvicina chiedendomi una maglietta; gliene cerco una e mi sembra felice di riceverla. Dopo essermi spostato nel luogo deputato al rendez vous, verso le 12.30 arriva un ciclomotore: è lui, il presidente. Ci intratteniamo a bordo mentre la temperatura comincia a farsi elevata, e, dopo esserci scambiati gli indirizzi ed aver preso una foto, ci lasciamo. Assolutamente dignitoso il suo atteggiamento quando gli ho chiesto se gli serviva qualche altra cosa oltre all'abbigliamento; la risposta è stata che già ciò che stava ricevendo era abbastanza.
Con il tipo di strada che sto percorrendo è meglio approfittare di ogni stazione di rifornimento per rabboccare il serbatoio: dopo aver caricato 20 lt. a Tata, ne carico altri 20 lungo il percorso. La cosa divertente è che qui l'addetto si è avvicinato alla pompa, l'ha aperta, ha infilato una grossa manovella in un meccanismo ed ha cominciato a girare. Che strana operazione, ho pensato, ma poi mi ha chiarito che manca la corrente, perciò deve operare manualmente! Inizialmente ho avuto qualche dubbio sul fatto che fossero entrati nel serbatoio i litri richiesti, ma poi, andando, l'indicatore ha preso una posizione che ha dato ragione all'operatore.
Il tempo corre ed io sono ancora indietro a causa della lunga sosta a Tata. La strada, per mancanza di traffico, può essere percorsa ad una buona andatura, anche se ora si intensificano gli incroci con altri veicoli, il che vuol dire che uno dei due, o tutti e due, devono mettere la coppia di ruote esterna fuori dall'asfalto. Idem anche per i sorpassi, specie dei camion. Raggiunta Bouizakarne, possibile località di tappa, visto che il sole è ancora alto, decido di rischiare di viaggiare all'imbrunire e mi getto verso Guelmim. Passo il posto di controllo che la gendarmeria presidia all'entrata della città che ancora c'è luce solare, anche se l'illuminazione stradale è già accesa.
Cerco telefonicamente Ali, il referente di BnD; qui si tratta di un centro per portatori di Handycap.
Cerco telefonicamente Ali, il referente di BnD; qui si tratta di un centro per portatori di Handycap.
Ali non risponde, allora provo con un sms; dopo riprovo e questa volta mi risponde; mi era venuto il dubbio che non ci fosse, invece stava solo ….dormendo!
Dopo essere rimasto a terra attorno al Nomade, risalgo quando mi sembra che ci sia qualcuno che mi punta. Intanto vedo arrivare un tipo metistofelico, che non deambula bene, è dotato di gobba ed ha un volto molto rassomigliante ad un attore nero (mi pare che fosse anche cantante) degli anni 60/70 di cui non ricordo il nome. Ebbene, si tratta di Ali; sale a bordo e mi indirizza al centro per una prima visita. Apprendo che trattano 30 handycappati mentali e 40 per le riabilitazioni; l'ambiente è dotato di saletta per la terapia riabilitativa, altra per la visione di cassette, una cucina, una saletta per le colazioni dei più piccoli, due stanze per le attività didattiche. Mi da l'impressione di una povera cosa, molto usurata, ciononostante vedo delle coppe vinte in varie manifestazioni alle quali hanno partecipato.
E' stato chiamato anche il Presidente per accompagnarmi al campeggio, quello che ho rilevato dalle mie evidenze. In realtà vengo accompagnato poco fuori città, in un centro sociale dove vengo accolto dal proprietario della struttura, che è anche il presidente di diverse associazioni di marocchini nel mondo, compreso l'Italia (mi parla di Padova, Verona – dove risiedono dei parenti, Brescia e Bergamo). La giornata si conclude qui; domani mi recherò al centro per la consegna con foto di materiale predisposto prima della partenza: abbigliamento, un apparecchio portatile TV-radio-mangianastri, un apparecchio per tagliare i capelli, oltre a qualche kit sanitario fornito da BnD
Dopo essere rimasto a terra attorno al Nomade, risalgo quando mi sembra che ci sia qualcuno che mi punta. Intanto vedo arrivare un tipo metistofelico, che non deambula bene, è dotato di gobba ed ha un volto molto rassomigliante ad un attore nero (mi pare che fosse anche cantante) degli anni 60/70 di cui non ricordo il nome. Ebbene, si tratta di Ali; sale a bordo e mi indirizza al centro per una prima visita. Apprendo che trattano 30 handycappati mentali e 40 per le riabilitazioni; l'ambiente è dotato di saletta per la terapia riabilitativa, altra per la visione di cassette, una cucina, una saletta per le colazioni dei più piccoli, due stanze per le attività didattiche. Mi da l'impressione di una povera cosa, molto usurata, ciononostante vedo delle coppe vinte in varie manifestazioni alle quali hanno partecipato.
E' stato chiamato anche il Presidente per accompagnarmi al campeggio, quello che ho rilevato dalle mie evidenze. In realtà vengo accompagnato poco fuori città, in un centro sociale dove vengo accolto dal proprietario della struttura, che è anche il presidente di diverse associazioni di marocchini nel mondo, compreso l'Italia (mi parla di Padova, Verona – dove risiedono dei parenti, Brescia e Bergamo). La giornata si conclude qui; domani mi recherò al centro per la consegna con foto di materiale predisposto prima della partenza: abbigliamento, un apparecchio portatile TV-radio-mangianastri, un apparecchio per tagliare i capelli, oltre a qualche kit sanitario fornito da BnD
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