domenica 24 marzo 2013

Appendice 3) a gran finale


Venerdì 22.03 – Ore 4.50 sveglia, ore 5.30 partenza con Santiago; il buio era ancora profondo mentre il Nomade si muoveva lentamente alla ricerca della CA 1 seguendo le indicazioni del taxista, sino a che, in zona fiera, una pattuglia di polizia impose l'alt e la prova etilometro al conduttore, notoriamente quasi astemio. Ottenuta l'autorizzazione a procedere è iniziata l'avventura.
Subito è sembrato andare tutto bene, ma presto il quinto rapporto spesso non veniva ritenuto.
Inoltre la spia del radiatore dell'acqua ogni tanto lanciava un segnale tremulo, mentre la radio, della quale non ho più bisogno, non ha mai accennato ad accendersi.
A onor del vero, procedendo su strade meno saliscendi il quinto rapporto si è mantenuto più stabile e la spia non ha più lanciato segnali.
Superato Santiago in poco meno di tre ore, ormai con luce piena, anche se in parte il percorso si è rivelato nebbioso, a Penonome si è imposta una pausa McD quando ormai erano già le 10.30.
Purtroppo la connessione non è stata possibile; dopo aver consumato un quasi pasto siamo ripartiti. Il taxista ogni tanto dormicchiava, ma di un sonno leggero, sicché è sempre stato presente nel momento delle indicazioni.
Inoltre mi è sembrato parecchio interessato a parlarmi del periodo dell'invasione da parte degli U.S.A., della guerra effettuata da Panama = formica contro U.S.A. = elefante per cercare di difendersi: come è andata a finire è risaputo ed è ormai scritto anche su Wikipedia .
Il caldo, anche se non eccessivo, ha cominciato ad essere pesante con l'aumentare del traffico e la diminuzione della velocità.


Ormai il Nomade era arrivato nella cintura della grande Panamà city; lasciata la CA 1 si è inerpicato per strade più strette sino a raggiungere, dopo un percorso a dir poco labirintico, la casa dove vive la sposa di Santiago, luogo assolutamente irraggiungibile senza una guida sia oggi che in futuro.
Al momento del parcheggio la retro ha avuto serie difficoltà ad inserirsi ed il cicalino, che ultimamente stava andando benissimo, ora non si sente più; questo cambio andrà rismontato e risincronizzato, per ora c'è da augurarsi che non crei problemi agli operatori della WWL.
Nell'attesa di conoscere la signora ho sistemato i conti con Santiago che sembrava dover ripartire subito con il Bus per David: in realtà è poi ripartito verso le 16 dopo avermi accompagnato alla ricerca di WiFi eseguendo un giro ad ampio raggio utilizzando una vecchia Hiunday Pony, ricerca risultata nulla (ciò è stato assai più semplice nella città di provincia rispetto alla capitale).
Al rientro Jenny mi ha messo a disposizione la sua postazione fissa e così sono riuscito ad aggiornarmi.
Con uno scostamento di sette giorni rispetto a prima, ora sembra essersi tutto riallineato: lunedì le pratiche per l'imbarco e ciò che andrà a seguire, il biglietto aereo che pagherò in aeroporto, l'albergo del quale forse potrò fare a meno, il passaggio sino all'aeroporto alle 5 del mattino del prossimo venerdì.
Jenny è una persona con la quale mi intendo abbastanza con il mio spagnolo; mi sta dimostrando grande solidarietà per le traversie subite ed apprezzamento per la missione in Nicaragua.
Domani mi accompagnerà ad effettuare il sopralluogo per trovare WWL utilizzando l'aut del figlio, giovane avvocato, che credo si sia affiliato alla religione Mormone; anche il fatto che conosco luoghi e pensieri di questa gente mi ha facilitato l'essere accettato senza remore.
Ho pensato che, oltre che per il minimo indispensabile e necessario, cercherò di spostare il Nomade solo per andare a Manzanillo, e ciò potrebbe avvenire giovedì, in modo da essere indipendente il più a lungo possibile nel tempo da trascorrere nell'attesa .

Sabato 23.03 – Pensavo peggio, invece la notte è stata fresca ed ho potuto dormire con una certa continuità; in tutti questi paesi è raro poter vivere una notte silenziosa. Ognuno ha i propri tempi, i propri ritmi, i propri rumori; il vicino è un'optional quasi sempre presente del quale non interessarsi.
Ero stato informato dall'“avocado”, arrivato sul tardi a casa della madre, che la sua vettura avrebbe potuto rilasciare i suoni dell'allarme durante la notte; questo tende a scattare in automatico in funzione dello spostamento d'aria dovuto al passaggio di grossi veicoli.
Infatti ho avuto anche la modularità dei suoni emessi dall'antifurto fra le divagazioni notturne, ma in confronto alle notti trascorse a David qui sono stato in paradiso.


Alle 8.00 Jenny mi ha proposto un giro al mercato plain air che si tiene al sabato al Parque in Chorrera. Dopo essere passati a prelevare la sorella e sua figlia poco lontano da qui, alle 9.00 siamo partiti. Forse sarebbe stato meglio per me restarmene a casa perché la giornata è stata definita muy caliente da loro, che è tutto dire. Inoltre Jenny, che già è di carnagione scura, ha pensato di utilizzare una crema protezione 100, il che mi ha fatto decidere a indossare il cappello.



Sono riuscito a sopravvivere boccheggiando sempre più, con la sensazione di mancare di energie, sino a che l'ultima sosta prevista è avvenuta ad un supermercato; lì sono entrato volentieri esclusivamente per ritrovare un po' di tonicità.



Di tutti i paesi che ho attraversato questo mi sembra il più difficile da decifrare: la gente ha tratti somatici vari, stature differenti, spesso è obesa, i colori della pelle vanno dal chiaro al molto colorato che però non è mai scurissimo, il presidente attuale è un certo Ricardo Martinelli (alla sua elezione anni fa mi sembra di ricordare venisse dichiarato di italiche origini), secondo Jenny il 60% della popolazione è “panamegno” (scritto secondo la pronuncia), il 40% è suddiviso in parti più o meno eguali fra mischiati con gli spagnoli, gringos, europei e suramericanos (ma sono visibilmente presenti i cinesi: ieri ne ho visto uno con la maglietta del Milan, ma lui non sapeva nemmeno cosa stesse indossando!).



In conclusione, Panamà che mi è dato vedere, un po' per il clima, un po' per il cielo nuvoloso tutto l'anno, un po' per lo sviluppo edilizio in orizzontale che sta creando grandi agglomerati, togliendo molto del verde originale per sostituirlo con il rosso dei tetti in plastica o con il grigio di quelli in lamiera, un po' perché è un'autostrada della droga con tutti gli inconvenienti che essa porta con sé, un po' perché bisogna effettuare lunghi percorsi anche solo per andare a comprare la ricarica del cellulare, un po' perché le mie narici percepiscono odore da inquinamento atmosferico e le mie orecchie percepiscono l'inquinamento acustico, un po' perché la struttura dell'urbanizzazione è labirintica e non consente di identificare dei punti di riferimento, non mi sta sembrando un paese adatto a me.
Riguardando ai tempi dedicati a singoli paesi, incluso quelli spesi in pit stop, sicuramente evinco uno sbilanciamento verso il Mexico (- di 40 gg., avrebbe meritato il doppio), mentre in Belize (15 gg.), in Nicaragua (21 gg.) e in Panama (saranno 14 gg. se la partenza avverrà il prossimo giorno 29) avrebbero potuto essere più contenuti: il progetto iniziale, dal punto di vista delle tempistiche, non era sbagliato. Però è altrettanto vero che ci sono state varie esperienze umane a dare senso alle permanenze più lunghe in Centro America; e se considero che ci sono transitato nel periodo dell'anno più propizio, cosa sarebbe stato diversamente?
Questo vale anche per Colombia ed Ecuador che al momento sono stati rimandati sine die: prima avrò tempo per riflettere pensando ad un modo differente di muovermi.
Attualmente desidero vivere per un po' nel clima che troverò al mio rientro in Europa.



Verso le 16.30 sono stato chiamato da Jenny per andare ad effettuare il sopralluogo: in realtà lei doveva effettuare una commissione in centro città e la mia destinazione risultava sulla strada. Anche per questo percorso sono salite a bordo dell'auto sorella e nipote. WWL è stata raggiunta percorrendo 20 km.; la posizione sarebbe buona anche per passarci la notte se alla garitta non dovessero fare storie.
Rilevate le coordinate l'auto è proseguita sul Ponte delle Americas, consentendomi di vedere sia il mare che il Canale ed uno scorcio di grattacieli costituenti downtown.



La commissione Jenny non è riuscita a concluderla perché si era fatto tardi; io speravo in un rientro veloce a casa, invece è stato percorso un itinerario che mi consentisse di vedere qualche cosa.
Nella zona di Amador, dopo aver ripreso qualche immagine del Canale, nel momento della partenza siamo stati avvicinati da un promotore della chiesa degli avventisti: incredibile come subito Jenny e sua sorella si siano lasciate andare ad una lunga conversazione sfociata in un'orazione/benedizione, poi rilascio di emails address, successiva consegna di libri e CD (loro erano felici di ricevere questi doni; la scena mi ha fatto pensare all'arrivo dei conquistadores ed ai doni elargiti agli indios per ottenerne l'amicizia).



Dopo questa gentilezza, ho pensato, rientreremo sicuramente; invece no, vi è stata la sosta in un enorme centro commerciale dedicato all'abbigliamento. Incuriosito da alcuni prezzi ho controllato la provenienza della merce: China!
Alle 8 p.m. sono stato riaccompagnato a casa: ho così potuto verificare una leggera differenza fra le coordinate rilevate all'arrivo e quelle raggiunte, ma forse potrei farcela anche senza guida.
 

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